σχολή (ozio)
Il termine ozio era espresso dai Greci con la parola σχολή (scholḗ) che, secondo un’interpretazione etimologica, significava inizialmente “tempo libero” per cui l’ozio indicherebbe il possedere del tempo da usare in attività disinteressate, come lo studio, con senz’altro fine che la conoscenza o la contemplazione intima di se stessi. Un bene prezioso, oggigiorno, quando siamo costretti e costrette a ritmi tutt’altro che naturali dalle mille cose da fare: il fare è un imperativo categorico, produrre, riprodurre e prendersi cura sono il tessuto del nostro quotidiano. Tutte attività lodevoli, tanto che è normale sentirsi dire che l’ozio è il padre dei vizi.
Mi sono domandata quando ho trovato il tempo per pensare prima di agire. L’unica risposta che ho trovato, frugando nella mia esperienza personale, è stata che il tempo per riflettere l’ho rubato ai miei doveri, e sono felice di averlo fatto.
Per interrompere il ritmo incessante che ci porta come pietre a rotolare verso valle dalla cima della montagna, senza sapere o governare la nostra direzione, con l’unico imperativo di andare, andare a tutti i costi, bisogna semplicemente fermarsi.
Giocare con i tarocchi è un’ottima scusa, un modo per riflettere sul presente, riconoscere i progressi rispetto al passato, vedere qual è stato il punto di partenza e il cammino percorso fino ad ora. Per questo motivo ho pensato di creare eventi su vocazione, desiderio e amore, tre argomenti che non sono parte del processo produttivo, riproduttivo e di cura, ma che intessono la nostra quotidianità.