traduzione a cura di Archan Paola Migliori dell’articolo apparso su https://www.metmuseum.org/blogs/in-season/2016/tarot di Tim Husband, Curator, Department of Medieval Art and The Cloisters (8 aprile 2016)
Alla metà del XV secolo, i simboli dei semi delle carte italiane erano Coppe, Spade, Bastoni e Denari, e sono tuttora quelli. Le carte numerali erano organizzate in modo convenzionale, con la ripetizione del simbolo che ne indicava il valore. Nelle carte dei tarocchi, comunque, furono aggiunte 21 carte maggiori, o tarocchi (in italiano nel testo) e queste erano simboliche, come nelle The Courtly Household Cards con il Matto che porta all’Imperatore e il Papa in cima.
I primi riferimenti ai Tarocchi datano fra il 1440 e il 1450 e si collocano nel quadrilatero definito dalle città settentrionali di Venezia, Milano, Firenze e Urbino. La natura complessa del gioco in questi anni fa pensare che abbia cominciato a evolversi all’inizio del secolo. Le carte dei tarocchi adottano i semi tradizionali italiani, con valori da 1 a 10 e quattro carte personali – re, regina, cavaliere e fante – per un totale di 56 carte.
A fianco c’era un folle (Matto – in italiano nel testo) che era una carta jolly, e i 21 arcani maggiori.
I tarocchi sono un gioco di carte, come indicano chiaramente le numerose carte vincenti, e anche se ci sono molte varianti (per lo più minori), le regole del gioco probabilmente non sono cambiate in modo significativo dal XV secolo. L’attuale associazione dei tarocchi con la predizione del futuro e l’occulto ha preso piede solo nel XIX secolo e non ha nulla a che fare con le carte dei tarocchi medievali.
Si è sempre pensato che gli arcani maggiori siano stati inventati in Europa, ma forse non in Italia. Il primo gioco con arcani maggiori sembra aver avuto origine in Germania nel 1420 con un gioco conosciuto come Karnöffel, nel quale un seme con arcani maggiori poteva vincere solo su carte di rango inferiore. I tarocchi e Karnöffel si sono sviluppati in modo indipendente, e tutti i successivi giochi con arcani maggiori sembrano essere derivati solo dai tarocchi.
Dalla metà XV secolo sono sopravvissuti tre mazzi prestigiosi di tarocchi. Uno dei mazzi è attribuito a Filippo Maria Visconti, l’ultimo Duca di Milano della stirpe, precedente alla sua morte nel 1447. Conosciuto come I Tarocchi dei Visconti, le 69 carte rimaste in nostro possesso sono conservate alla Yale University nella Beinecke Rare Book & Manuscript Library.
L’altro mazzo fu probabilmente fatto per Francesco Sforza, un comandante mercenario che ha servito Milano e Venezia e che sposò l’unica figlia di Filippo Maria Visconti. Conosciuto come I Tarocchi Visconti- Sforza, il mazzo fu creato poco dopo il 1450. Ora è diviso: 26 carte si trovano all’Accademia Carrara, Bergamo e 35 sono al Morgan Library & Museum, New York. Un terzo mazzo di lusso, conosciuto come il Mazzo Brambilla, (nome di un proprietario), fu quasi certamente dipinto per Visconti prima della morte di Visconti nel 1447 e si trova alla Pinacoteca di Brera di Milano. Tutti e tre i mazzi sono attribuiti all’officina del pittore Bonifacio Bembo presso la corte milanese.
Nel mazzo Visconti-Sforza, l’arcano maggiore di maggior valore è Il Mondo, seguito dagli Angeli. Le carte rimanenti, in ordine discendente, sono Il Sole, , Luna, Stella, Temperanza, Morte, Traditore, Uomo vecchio, Ruota della Fortuna, Forza Carro, Giustizia, amore, Papa, Imperatore, Papessa, Imperatrice e Ciarlatano, seguito dal Matto. I Tarocchi dei Visconti, il mazzo precedente, si distingue dallo standard: ha fino a sei carte di corte per seme, inclusi un maschio e una femmina di tutti i ranghi. Oltre ai trionfi più usuali, include anche le tre virtù teologali: fede, speranza e carità. Non è chiaro se questo mazzo fosse strutturato in modo univoco o se rappresenti uno stadio precedente prima che le carte fossero uniformate.