Thomas Kuhn parte da una concezione più elaborata dello sviluppo della scienza che secondo lui non
procede in linea retta, ma con un andamento a spirale caratterizzato da corsi e ricorsi. Quindi il
progresso scientifico non è un cumulo di conoscenze teso a rivelare la verità, ma un’alternanza tra
scienza normale e “rivoluzioni scientifiche” (scienza straordinaria), a partire da strumenti (paradigmi=
un insieme di teoria, esperimenti, strumenti, l’elaborazione di un modello di un certo fenomeno) che
tendono ad articolarsi e specializzarsi, ma che a un certo punto arrivano a un momento di crisi in cui si crea come un gradino, un salto che porta a un cambio (cambiamento di paradigma). La differenza fra pseudoscienza e scienza consiste nell’esistenza di paradigmi. Secondo Kuhn le fasi sono cinque..
Fase 0: periodo pre-paradigmatico in cui coesistono molte scuole differenti in competizione tra loro, ci sono tante teorie, nessuna delle quali è in grado di prevalere. C’è molta confusione e ognuno interpreta il fenomeno come gli pare; poi piano piano si sfoltiscono le teorie più strane finché non emerge un paradigma unico (come Highlander: alla fine ne rimarrà uno solo).
Fase 1: accettazione del paradigma, in grado di fornire teorie, leggi scientifiche e strumenti tecnici matematici e scientifici.
Fase 2: la scienza normale. Siamo a regime. Gli scienziati normali sono visti come risolutori di problemi e lavorano per migliorare l’accordo tra il paradigma e la natura.
strumenti di misura (attività sperimentale)
articoli scientifici (picco delle pubblicazioni)
crescita della conoscenza scientifica
cominciano ad apparire anomalie (eventi che vanno contro il paradigma) che si cerca di risolvere. Lo scienziato normale deve cercare di sistemarle.
Fase 3: lo scienziato normale si scontra con le anomalie. Se il fallimento è particolarmente ostinato o
evidente, l’anomalia può mettere in dubbio tecniche e credenze consolidate, aprendo alla fase
successiva.
Fase 4: crisi del paradigma. Si mette in discussione tutto e si cominciano a pensare a soluzioni diverse soluzioni alternative e questo immette nella fase della scienza straordinaria cioè della rivoluzione. Per cercare di spiegare le anomalie si elaborano nuovi paradigmi.
Fase 5: rivoluzione (scientifica) o periodo di scienza straordinaria. Si aprono scontri e discussioni
all’interno della comunità scientifica alla ricerca di nuovi paradigmi. Si imporrà non necessariamente
quello più “vero” o il più efficiente, ma quello che riuscirà a catturare l’interesse e a guadagnare la fiducia della comunità scientifica, il più forte vince. La battaglia tra paradigmi risolverà la crisi, sarà
nominato il nuovo paradigma e la scienza sarà riportata alla Fase 1.
FASE 0: periodo pre-paradigmatico in cui coesistono molte scuole differenti in competizione tra loro. C’è molta confusione finché non emerge un paradigma che è gradualmente accettato da tutti gli scienziati.
Fase 1: accettazione del paradigma, in
grado di fornire teorie, leggi scientifiche e
strumenti tecnici matematici e scientifici.
Fase 2: la scienza normale. Gli scienziati
sono visti come risolutori di problemi e
lavorano per migliorare l’accordo tra il
paradigma e la natura.
Fase 3: lo scienziato normale si
scontra con le anomalie. Se il fallimento è particolarmente
ostinato o evidente, l’anomalia può mettere in dubbio tecniche e credenze consolidate, aprendo alla fase successiva.
Fase 4: crisi del paradigma. Per
cercare di spiegare le anomalie si elaborano nuovi paradigmi.
Fase 5: rivoluzione (scientifica) o periodo di scienza straordinaria. Si aprono scontri e discussioni all’interno della comunità scientifica alla ricerca di nuovi paradigmi.
La battaglia tra paradigmi risolverà la crisi, sarà nominato il nuovo paradigma e la scienza sarà
riportata alla Fase 1.
L’autrice di questo articolo è Eleonora Polo, nata a Ferrara e laureata in Chimica, è ricercatrice presso l’Istituto ISOF del CNR e ricopre il ruolo di professore a contratto per il corso di Didattica della Chimica presso l’Università di Ferrara. Da tempo affianca all’attività di ricerca la divulgazione scientifica a vari livelli, con una particolare attenzione alla scuola secondaria. Ha pubblicato due libri “C’era una volta un polimero” (Maggioli, 2013) e “L’isola che non c’è. La plastica negli oceani fra mito e realtà” (Dedalo, 2020)